In Islanda Climeworks e Carbifix2 trasformano la CO2 in roccia

Lanciato in Islanda il primo impianto energetico carbon negative: un mix di tecnologie catturerà la CO2 direttamente dall’aria e la inietterà nel sottosuolo per trasformarla in un minerale

carbonfix2

La centrale geotermica di Hellisheid (immagine di Climeworks)

La società svizzera Climeworks ha inaugurato ieri a Hengill, in Islanda, l’ultima evoluzione della tecnologia di CCS (carbon capture and storage- cattura e stoccaggio del carbonio): un macchinario pilota, installato alla base della centrale geotermica Hellisheidi, che trasforma la CO2 in roccia.

Perché accanto ad un impianto  geotermico? Perché nei sistemi ad alta entalpia ci sono sempre piccole emissioni di anidride carbonica, che non provengono ovviamente dalla combustione, ma dai gas disciolti nell’acqua calda pompata dal sottosuolo alla superficie. Si tratta di appena un 3 per cento rispetto alle emissioni di una centrale a combustione ma Climeworks ha puntato  proprio a questa piccola percentuale per realizzare il primo impianto al mondo “carbon negative”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il termine si usa oggi per indicare modelli energetici che anziché aumentare il contributo di CO2 in atmosfera, lo diminuiscono. In realtà dall’equazione generale non scompare nulla: l’anidride carbonica viene catturata  e intrappolata sottoterra con metodi più o meno efficienti. Ma rispetto alle diverse tecnologie di CCS sperimentate sino a oggi, quella della società svizzera promette una vera svolta a livello tecnico. L’impianto pilota unisce la tecnologia creata dalla stessa Climeworks per rimuovere il biossido di carbonio dall’aria (Direct Air Capture – DAC) a quella di mineralizzazione messa a punto dal progetto europeo CarbFix2.

Cosa è CarbFix2 e come funziona?

CarbFix2 è un’iniziativa di ricerca guidata da Reykjavik Energy e finanziata, in parte dal programma Horizon 2020: rappresenta l’ampliamento del progetto decennale CarbFix a cui si deve la prima dimostrazione di trasformazione della CO2 in roccia. Nello specifico il progetto aveva iniettato 18.000 tonnellate di diossido d carbonio, disciolte in grandi quantità d’acqua, in una roccia ricca di basalto. L’anidride carbonica a contatto con il basalto reagisce per formare un minerale solido in  carbonato, in maniera relativamente rapida. “I nostri risultati mostrano che tra il 95 e il 98% della CO2 iniettata è stata mineralizzata in meno di due anni, in maniera incredibilmente veloce”, spiegava l’autore principale del progetto, il dottor Juerg Matter.

 

La roccia di basalto contenente il carbonato di calcio (parte bianca)

 

L’accoppiamento di questa tecnologia con quella di rimozione diretta del diossido di carbonio dall’aria  costituisce una prima volta a livello mondiale. Il sistema DAC può raccogliere  la CO2 grazie ad un particolare filtro brevettato e già sperimentato con successo in una centrale di combustione rifiuti a Zurigo. “Il potenziale di ridurre della CO2 con la nostra tecnologia” in combinazione con quella di CarbFix2 “è enorme”, spiega il CEO di Climeworks, Christoph Gebald. “Non solo qui in Islanda ma anche in tutte le altre regioni che possiedono simili formazioni rocciose”. Naturalmente, il costo economico della diffusione su larga scala per questo tipo di tecnologia rimane ancora oggi improponibile.

(fonte: Rinnovabili.it)